I pittori e i loro stili


MANET ( 1832-1883 ) 
Considerato il maggiore interprete della pittura pre-impressionista. Non accetta la rigida postura con cui i modelli vengono ritratti, la considera innaturale e ridicola; così, decide di dipingere i suoi soggetti in pose quotidiane, per ottenere una resa più realistica. Nella sua pittura condensa tutta la pittura possibile cioè ha la capacità di costruire il quadro tutti gli strumenti senza privilegiarne alcuno. La pittura appare assolutamente tradizionale basata com'è sulla composizione, sul colore,sul volume e sulla luce. I suoi due quadri: La colazione sull'erba e Olympia suscitano molto scandalo, infatti Manet non subito viene capito e apprezzato, ciò avverrà solamente dopo.

MONET ( 1840-1926)
il pittore francese Claude Monet è considerato il padre dell’impressionismo. Il nome stesso di questa corrente artistica è infatti legato ad una sua opera: Impressione. Per lui riprendere sempre lo stesso soggetto non significa riprodurre lo stesso dipinto, in quanto luce, vento e ombre restituiscono agli occhi dell’artista un soggetto sempre nuovo. La luce costruisce la realtà. Utilizzava colori puri, evitando di contaminarli con i chiaroscuri artificiali, abolì la prospettiva geometrica perchè amava rapportarsi alla natura senza precostruite impalcature mentali. La sua è una pittura non attenta ai dettagli, vibrante, quasi evocativa, finalizzata a cogliere l'impressione pura.

RENOIR ( 1841-1919)  
Pittore francese, considerato uno tra i massimi esponenti dell'Impressionismo. Rappresenta spaccati della vita quotidiana. Predilige come soggetto la figura umana femminile, soprattutto per i nudi. Le sue immagini sono create dalla luce stessa che, attraverso mille riflessi e rifrazioni, compone una immagine insolita ma di grande fascino.

DEGAS ( 1834-1917) 
 Pittore e scultore francese, fa parte degli impressionisti. Predilige l’uso del pastello. Le sue differenze con gli altri impressionisti sono legate soprattutto alla costruzione disegnata e prospettica dei suoi quadri. Le forme non si dissolvono e non si confondono con la luce, sono invece rese plastiche con la luce tonale e non con il chiaroscuro. Tra i suoi soggetti preferiti ci sono le ballerine, (che costituiscono un tema del tutto personale), e le scene di teatro.

SEURAT (1859-1891)  
Pittore francese, pioniere del movimento puntinista. Egli realizzava i suoi quadri accostando piccoli puntini di colori primari. Ne derivava una specie di mosaico che trasmetteva un’indubbia suggestione. Dalla sua tecnica derivò il nome dato a questo stile, definito «puntinismo».  Egli voleva giungere ai risultati di massima brillantezza utilizzando la mescolanza ottica. Ogni cosa nei suoi quadri appare governata dalla composizione, dal calcolo dei volumi e dei colori, alla sensazione della luca si è sostituita l'analisi della luce.  Parlava di colore locale cioè la dominante cromatica in un determinato punto della scena totale. Per lui l'arte è armonia.

SIGNAC (1863-1935)
E' uno dei maggiori esponenti e teorici dello stile puntinista e del gruppo neo-impressionista. Lavora in stretta collaborazione con Seurat, sotto la cui influenza sperimenta la giustapposizione di piccoli punti di colore puro: la mescolanza non si fa sulla tavolozza ma nell'occhio di chi guarda. Da  spazio alla luce e ai valori emotivi. Per lui l'arte non è una spiegazione scientifica ma una regola oggettiva per dimostrare la nuova autonomia del quadro.

PAUL GAUGIN (1848-1903)
Gaugin è un pittore francese, uno dei protagonisti del post-impressionismo. Egli incarna un altro archetipo di artista: l’artista che vuole evadere dalla società e dai suoi problemi per ritrovare un mondo più puro ed incontaminato. La sua pittura è una sintesi delle principali correnti del panorama della pittura francese. Egli partì dalle stesse posizioni impressioniste, superò l’impressionismo per ricercare una pittura più intensa sul piano espressivo. Fornì, dunque, soprattutto per i suoi colori forti ed intensi, stesi a campiture piatte, notevoli suggestioni agli espressionisti francesi del gruppo dei «Fauves». Ma, soprattutto per l’intensa spiritualità delle sue immagini, diede un importante contributo a quella pittura «simbolista».

VAN GOGH (1853-1890)
Van Gogh era un pittore olandese, rappresentava il prototipo di artista maledetto, che viveva la sua breve vita tormentato da enormi angosce ed ansie esistenziali. Era un pittore protoespressionista cioè tra simbolismo e espressionismo. A Parigi conobbe la grande pittura degli impressionisti, ma il suo interesse non va all'impressione, ma a un simbolismo dell'anima dove tutto è lo specchio di un rapporto amoroso tra Io e Mondo, rapporto però non corrisposto da parte del mondo. Si trasferisce ad Arles per accentuare questi "sentimenti". Qui conviveva con Paul Gaugin, i due avevano un rapporto molto burrascoso tanto che probabilmente portò Van Gogh a tagliarsi l'orecchio. Anni dopo iniziarono i suoi ricoveri in ospedale, sempre più in bilico tra depressione e brevi momenti di felicità ma ciò nonostante continuò a dipingere fino alle sue possibilità. Quando però non riuscì più a dipingere decise di togliersi la vita.

PAUL CEZANNE  (1839-1906)
Cézanne è il pittore francese più singolare ed enigmatico di tutta la pittura francese post-impressionista. La sua pittura seguiva già agli inizi un diverso cammino, cerca di sintetizzare nella sua pittura anche i fenomeni della interpretazione razionale che portano a riconoscere le forme e lo spazio. Ma, per far ciò, egli non ricorse mai agli strumenti tradizionali del disegno, del chiaroscuro e della prospettiva, ma solo al colore. La sua grande ambizione era di risolvere tutto solo con il colore, arrivando lì dove nessun pittore era mai arrivato: sintetizzare nel colore la visione ottica e la coscienza delle cose.

EDVARD MUNCH (1863-1944)
Nella pittura di Munch troviamo anticipati tutti i grandi temi del successivo espressionismo (soprattutto tedesco): dall'angoscia esistenziale alla crisi dei valori etici e religiosi, dalla solitudine umana all'incombere della morte, dalla incertezza del futuro alla disumanizzazione di una società borghese e militarista. Del resto tutta la vita di Munch è stata segnata dal dolore e dalle sofferenze sia per le malattie che per problemi familiari. Nelle sue opere sono rintracciabili molti elementi della cultura nordica di quegli anni, soprattutto letteraria e filosofica come la psicanalisi di Sigmund Freud. Da tutto ciò egli ricava una visione della vita permeata dall'attesa angosciosa della morte. Nei suoi quadri vi è sempre un elemento di inquietudine che rimanda all’incubo.

GUSTAV KLIMT (1862-1918)
Coincide quasi per intero con la storia della Secessione viennese. Klimt nei suoi primi lavori mostra una precisione di disegno e di esecuzione assolutamente straordinarie. Dava molta improtanza alla figura della donna, infatti per lui doveva primeggiare sull'uomo. Nel 1890 la sua pittura partecipa sempre più attivamente al clima simbolista europeo e il suo stile diventa decisamente bidimensionale, con l’accentuazione del linearismo e delle campiture vivacemente decorate. Seguì un periodo di crisi esistenziale ed artistica dal quale uscì dopo qualche anno e il suo stile conobbe una nuova fase,  scomparsi gli ori e le eleganti linee liberty, nei suoi quadri diviene protagonista il colore acceso e vivace. Questa fase viene influenzata dalla pittura espressionista.

KANDINSKIJ (1866-1944)
Dipinge paesaggi e immagini evocate da fiabe russe. La sua pittura è ispirata alla musica. La musica, infatti, è pura espressione di esigenze interiori e non imita la natura: è astratta. Solamente una pittura astratta, cioè non figurativa, può dare vita alla spiritualità. L’artista affronta la pittura astratta attraverso tre gruppi di opere: "impressioni", "improvvisazioni" e "composizioni". Impressioni sono i quadri nei quali resta ancora visibile l’impressione diretta della natura esteriore; improvvisazioni, quelli nati improvvisamente dall'intimo e inconsciamente; composizioni quelli alla cui costruzione partecipa il cosciente, definiti attraverso una serie di studi.

PICASSO (1881-1973)
La sua pittura si divide in diversi periodi. Periodo Rosa: è  un periodo “più allegro” , i soggetti preferiti sono arlecchini, personaggi legati al mondo del circo. Periodo Africano: influenza dell'arte africana, soprattutto della scultura e delle maschere tribali, Les Demoiselles d'Avignon è il quadro più significativo di questo periodo. Cubismo analitico: In questo periodo il paesaggio ha un ruolo marginale nell'opera di Picasso. Dipinge soprattutto nature morte, a cui si aggiungono volti e figure umane. Le figure e gli oggetti vengono come “frantumati” in una miriade di punti di vista. L'uso del colore è quasi abolito in favore di una pressoché totale monocromia. Cubismo sintetico: la sintesi viene realizzata con l'introduzione nei quadri di lettere stampate, listelli di legno e altri oggetti, collage e papiers collés, che vogliono rappresentare dei veri e propri pezzi di realtà integrati nel quadro.

HENRI MATISSE (1869-1954)
Matisse è un pittore francese, rappresentante più noto del movimento dei Fauves. I suoi quadri sono tutti risolti sul piano della bidimensionalità, sacrificando al colore sia la tridimensionalità, sia la definizione dei dettagli. L’uso del colore è quanto di più intenso è vivace si sia mai visto in pittura. Usa colori primari stesi con forza e senza alcuna stemperatura tonale. Ad essi accosta i colori complementari con l’evidente intento di rafforzarne il contrasto timbrico. Ne risulta un insieme molto vivace con un evidente gusto per la decoratività.

UMBERTO BOCCIONI  (1882-1916)
Boccioni è stato il maggior esponente del futurismo italiano. Nelle sue opere troviamo la «sensazione dinamica». La scomposizione della luce e del colore che si unisce alla scomposizione dei volumi e dello spazio, portando il futurismo ad esiti molto vicini al cubismo. Passa attraverso i territori della psicologia (notevoli sono i suoi quadri intitolati Stati d’animo), pur senza essere un decadente, così come apprende dall’espressionismo la capacità di comunicare, pur senza giungere alle esasperazioni deformistiche di quella corrente. Dal 1911 si dedica alla scultura, nella quale giunge in breve tempo a risultati eccezionali. Con la scultura «Forme uniche nella continuità dello spazio» (1913), Boccioni realizza una delle sculture più famose in assoluto di questo secolo.

CARLO CARRA’ (1881-1966)
Fu l’interlocutore di De Chirico, il quale predilige gli interni metafisici, ricolmi di oggetti della memoria, tutta la cultura occidentale. E’ con lui che nasce la figura simbolica del manichino, cioè dell’uomo svuotato ridotto a puro involucro, a pura immagine, figura che occuperà la scena di tanti quadri metafisici. Per Carrà la metafisica è un modo per ripensare alla storia.

GIACOMO BALLA (1871-1958)
Fu fra i primi protagonisti del Divisionismo italiano. Divenne poi esponente di spicco del Futurismo firmando assieme a Marinetti e gli altri futuristi italiani i manifesti che sancivano gli aspetti teorici del movimento. I primi dipinti, infatti, seguivano lo stile divisionista, giungendo nel 1915 una nuova fase di ricerca pittorica fortemente sintetica.

MALEVIC (1878-1935)
Pittore russo, fu  un pioniere dell’astrattismo geometrico. Fondò nel 1913 il movimento di avanguardia chiamato suprematismo (movimento di carattere astratto, si vuole la supremazia della sensibilità pura nelle arti figurative che coinvolge arte e letteratura). A partire dal 1913 Malevich spinge l’astrazione al limite estremo dedicandosi alla pittura dei quadrati. L’artista vuole arrivare alla purezza massima. L’arte deve esprimere idea di assoluto. Per questo bisogno si liberano dagli oggetti e rendono l’essenza suprema del reale.

GIORGIO DE CHIRICO (1888-1978)
Egli rimase comunque sempre estraneo alle avanguardie. Nel 1916 incontrò Carrà, ed insieme elaborarono la teoria della pittura metafisica. Il termine metafisica nasce come allusione ad una realtà diversa che va oltre ciò che vediamo allorché gli oggetti o gli spazi, che conosciamo dalla nostra esperienza, sembrano rivelare un nuovo aspetto che ci sorprende. E così le cose che conosciamo prendono l’aspetto di enigmi, di misteri, di segreti inspiegabili. In questo periodo, oltre agli spazi architettonici, entrano nei soggetti dechirichiani anche i manichini. Questa forma umana, pur non essendo umana, si presta egregiamente a quell'assenza di vita che caratterizza la pittura metafisica. Anzi, per certi versi la esalta, data la visibile contraddizione tra ciò che sembra umano ma non lo è. In seguito la sua pittura si rivolse sempre più ad una classicità di tipo archeologico, dove il ricorso alle mitologie venne sempre interpretata in chiave metafisica, che rimase comunque il suo principale amore.


GIORGIO MORANDI (1890-1964)

Si rifugia in soggetti “di genere” come la natura morta e il paesaggio che vede da casa sua sono pure pretesti, forme semplici che permettevano il massimo di libertà pittorica, proprio perché oggetti conosciuti sono scevri ormai da ogni contenutismo.



MARCEL DUCHAMP (1887-1968)
Ha scosso le fondamenta del concetto tradizionale di arte, estendendo a dismisura il suo campo d’azione. Infatti fa irrompere contemporaneamente l’oggetto e la parola, e non più i dipinti, che modificano non solo il concetto di opera d’arte ma anche di artista. Le sue opere suscitano scalpore come “Il nudo che scende le scale n.2” che non è l’opera stessa a traumatizzare la folla, ma il nome appunto per la presenza della parola “nudo”.

SALVADOR DALI' (1904-1989)
Il Surrealismo per Dalí era l’occasione per far emergere il suo inconscio, secondo quel principio dell’automatismo psichico teorizzato da Breton. E a questo automatismo psichico Dalí diede anche un nome preciso: metodo paranoico-critico. La paranoia, secondo la descrizione che ne dà l’artista stesso, è: «una malattia mentale cronica, la cui sintomatologia più caratteristica consiste nelle delusioni sistematiche, con o senza allucinazioni dei sensi. Le delusioni possono prendere la forma di mania di persecuzione o di grandezza o di ambizione». Dunque le immagini che l’artista cerca di fissare sulla tela nascono dal torbido agitarsi del suo inconscio (la paranoia) e riescono a prendere forma solo grazie alla razionalizzazione del delirio (momento critico). 

RE'NE' MAGRITTE (1898-1967) 
Magritte è l’artista surrealista che, più di ogni altro, gioca con gli spostamenti del senso, utilizzando sia gli accostamenti inconsueti, sia le deformazioni irreali. Ciò che invece è del tutto estraneo al suo metodo è l’automatismo psichico, in quanto egli, con la sua pittura, non per vuole far emergere l’inconscio dell’uomo ma vuole svelare i lati misteriosi dell’universo. Ed è proprio su questo punto che la sua poetica conserva lati molto affini con quelli della Metafisica. I suoi quadri sono realizzati in uno stile da illustratore, di evidenza quasi infantile. Volutamente le sue immagini conservano un aspetto "pittorico", senza alcuna ricerca di illusionismo fotografico. Già in ciò si avverte una delle costanti poetiche di Magritte: l’insanabile distanza che separa la realtà dalla rappresentazione. E spesso il suo surrealismo nasce proprio dalla confusione che egli opera tra i due termini.


POLLOCK (1912-1956)
E’ tra gli artisti statunitensi dell’Action Painting che dipinge i quadri secondo la tecnica del DRIPPING che consisteva nel lasciar cadere sulla grande tela posta a terra, gocce di colore che l’artista, camminando sulla superficie, raccoglieva con il pennello dai barattoli di tinta. Quindi è la fine della pittura “a cavelletto”.
E’ noto anche per i travestimenti da donna e per lui è essenziale essere il più possibile a stretto contatto con l’opera.

ANDY WARHOL (1928-1987)
E’ il padre della Pop-Art, famoso per il suo quadro più famoso di Marilyn Monroe. Warhol parla delle sue opere con un aspetto comune ovvero la banalizzazione della vita dovuta alla ripetitività delle azioni, quindi non ci parla di oggetti o di persone ma di immagini ripetute. Il volto di Marilyn non resta che l’immagine glaciale, ferma, asettica e non il tormento del suicidio. Inventa la “factory” dove promuove azioni, produce film, lancia personaggi underground che avessero carisma e artisticità.













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